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Penso... sarà veroP

Il fuoco è preso, la notizia impietrita, nel divano la luce del barbiere, i segreti nel cestino di Pandora, la pellicola nella scatola che viaggia, si suicida a San Francisco, sotto un treno, dentro un furgone. Sulla pista di legno si balla il jazz e qualcuno guarda e qualche altro ammazza. Delle palle, le consistenze: bianca da mordere sporca, liscia e pesante la nera perfetta, irritante e vistosa quella di pelo, l’antica oramai in disuso, è sempre bianco-nera. A Kyoto si respirano gli alberi, nelle cucine si sta al sicuro con il dolce, in Cina il riso non saprebbe mai mancare, sesso e amore sono due compari. Mi dicono che vanno al mare, ma non si fanno il bagno. Fumano una canna adesso, sono troppo belli, chiunque vorrebbe esser loro amico. Il solitario sperimenta i suoi confini, ma produce aria (c’ha la luna che lo guarda, il suo culo sta dove il di lei non ha capito che le spalle). E forse va bene così, giacché dei panni sono stesi ad asciugare. Un elefante e una formica: “il titolo ogni tanto lo devi mettere in mezzo”, la pioggia c’ha l’intuito d’arrivare, i jeans di non sparire, le famiglie di continuare, i pazzi di saperci stare, i giovanotti di volersene andare. L’avvicinarsi fa fare l’ombra, la scrive chi la vede, la prega se non l’appartiene e ancora ci arrabbiamo anche se dopo poi moriamo.



[1] Vedi uotzap, conversazione Sapienti: “un rebus difficilissimo”.

 Ivan Pozzoni - 04/01/2018 01:35:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Bella! :-)

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